Scrivere di Arsenio De Boni è intingere la penna
nell’arcobaleno cogliendo da ogni pennellata la profonda attenzione alla vita e
il desiderio di raccontarla in perennità…
Con colori spesso poetici e tenui, lontano da alcune
assurdità del nostro tempo, sa raccogliere intorno a se giudizi come quello di
Domenico Purificato: “ meravigliosa evanescenza”…
Francesco Ogliari
Olii delicati, tramonti rosei che talvolta s’incendiano; solitari paesaggi marini in cui il biancore
delle onde che s’infrangono sulla costa contrasta con il cobalto delle acque e
il cremisi della sabbia; manciate di tetti dalle tinte aranciate e turchine,
che si confondono all’orizzonte con i nembi color malva.
Ma anche nudi di donne ( realizzati col carboncino su
carta “ povera “ da macellaio ), raffigurate nella loro più genuina
femminilità, che languidamente si offrono agli sguardi ammagliati dei
contemplanti.
E, ancora, pastelli raffiguranti nature morte e al tempo
stesso vitali, e composizioni floreali evanescenti e delicate…
Paola Trinca Tornidor
“ La vena coloristica di De Boni si fa canto libero,
trovando accenti autentici negli incantamenti fuggevoli di un paesaggio “ en
plein air “, immerso nella malìa della luce. Ogni volta la situazione è
differente, ma la sua anima vibra in una struggente e delicata interpretazione
della natura, in una visione di lago nel ( emozione dell’attimo che sfugge,
nelle vedute di luoghi lungo il fiume Ticino “.
Fabrizia Buzio Negri
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